Piccola grande isola by Bill Bryson

Piccola grande isola by Bill Bryson

autore:Bill Bryson
La lingua: ita
Format: azw3, epub
editore: Guanda
pubblicato: 2016-04-27T22:00:00+00:00


Benché fossi diretto nel Norfolk, al Natural History Museum di Londra c’era una mostra che volevo visitare da tempo, e che aveva una stretta attinenza con l’East Anglia; così, strada facendo, mi ci fermai. Il museo è in un edificio stupendo, molto elaborato, con un atrio imponente dominato dallo scheletro di un dinosauro che sembra pronto ad attaccare e divorare chiunque varchi l’entrata (cosa che di questi tempi, a ben vedere, non sarebbe affatto una cattiva idea).

Ricordo che un tempo il museo era pieno zeppo di oggetti e la visita sembrava pressoché infinita. I lunghi silenziosi corridoi al piano terra, con la loro illuminazione morbida, erano pieni di teche con animali impagliati di ogni specie immaginabile: era come essere in uno zoo pietrificato. Li si poteva studiare da vicino, si poteva osservare il loro sguardo fisso, la pelliccia e la muscolatura, avere la percezione della loro forza, o della loro velocità e meravigliarsi di fronte al genio e alla varietà della vita. Era pieno di fascino, perfino emozionante. Soprattutto, ricordo che il museo era quasi vuoto e molto silenzioso, simile a una biblioteca.

Adesso non è mai vuoto né tranquillo, ma è costantemente troppo illuminato, rumoroso e in sostanza orribile. Dove un tempo c’era una lunga, invitante galleria piena di animali impagliati e teche di vetro, adesso c’è un negozio di articoli da regalo. In realtà, non è nemmeno un negozio di articoli da regalo: è un negozio di giocattoli. È passata l’epoca in cui potevi tener buoni i tuoi figli con una scatola di matite e una gomma: qui sembrava di essere da Hamley’s.

Quando ci andai, la folla era rumorosa, animata e perlopiù costituita da stranieri; l’atmosfera, quella di un suk mediorientale o delle strade nei dintorni dello stadio prima di una partita importante. In tutto questo non vi era nulla di piacevole. Avanzai a fatica in mezzo alla calca per vedere una mostra intitolata «Un milione di anni di storia umana», interamente dedicata alle prime popolazioni insediatesi in Gran Bretagna. Era da alcune settimane che volevo vederla ma mi interessava soprattutto adesso che ero diretto nell’East Anglia, perché è proprio lì che comincia la storia umana nell’isola.

In Gran Bretagna, a quanto pare, gli esseri umani sono andati e venuti in continuazione: il paese è stato occupato e abbandonato almeno sette volte. Tutti questi vai e vieni non hanno sempre molto senso. Mezzo milione di anni fa, la Gran Bretagna aveva una popolazione piuttosto consistente, ma poi – stando a quanto si può dedurre – per circa centomila anni non vi fu più nessuno, nonostante in quel periodo il clima fosse mite e il cibo abbondante. In altre epoche, quando il territorio era coperto di ghiacci spessi decine di metri, la gente superava qualsiasi ostacolo pur di venire qui. Per tutto l’interminabile paleolitico, le popolazioni umane vennero e se ne andarono in un modo che sembra perversamente contrapposto a quanto la natura suggeriva. Penso si possa dire che questo accade ancora.

Nel 2000 Mike Chambers, un archeologo dilettante, stava camminando lungo



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